ecco il primo capitolo!!!
CAP 1:
cadeva una sottile, candida neve sulla pianura innevata della siberia. Era inverno, ma poteva essere anche estate…le cose in quel posto ostile, non cambiavano. Il freddo era sempre intenso, la neve e il ghiaccio erano onnipresenti. L’estate non esisteva e vivere in quel posto era ogni giorno una sfida per gli abitanti della zona. Pochi, certo. L’unico villaggio contava circa duecento,trecento persone, quasi tutti uomini adulti, che per poter portare a casa un po’ di soldi, lavoravano come taglialegna in quel posto per diversi mesi all’anno. Nella stagione più fredda avevano il permesso di tornare a casa, per godersi la miseria accumulata e stare con la proprio famiglia. Di conseguenza d’inverno quella landa desolata lo diventava ancora di più, popolata solo da qualche eremita e animali selvaggi.
Quel giorno un forte vento soffiava sull’innevata pianura, un vento molto forte e freddo, constatò camus, appoggiato allo stipite della porta. Ormai l’inverno era decisamente arrivato. Dopo giorni e giorni di temperature relativamente alte, il gelo siberiano era alle porte. Il giovane saint uscì dalla porta, quel tanto da essere investito da una folata improvvisa. Non si mosse. Conosceva quella terra da anni ormai. Era abituato a quel clima.
Nonostante fosse francese di nascita, era rimasto orfano già nei primi mesi di vita, tanto da non ricordare nemmeno il volto dei suoi genitori. Sapeva solo che quando erano morti si trovavano in grecia, probabilmente per scopi scientifici. In ogni caso entrambi si ammalarono e morirono poche settimane dopo, lasciando il bambino solo in casa. Venne trovato giorni dopo da un abitante del luogo, il grande sacerdote del tempio di athena, che lo salvò da morte certa. Cresciuto decise di divenire un saint e così all’età di sette anni,dopo anni passati in siberia ad allenarsi, era tornato, pronto per ricevere l’investitura a gold saint di athena, custode del tempio della giara del tesoro, l’undicesima casa dello zodiaco, corrispondente all’acquario. Quindi ormai considerava la grecia e la siberia come le sue uniche vere patrie. Fece qualche altro passo nella soffice neve, sprofondando fino al ginocchio, bagnandogli completamente le gambe, protette solo da dei pantaloni di stoffa e degli scaldamuscoli, completamente logorati. Incurante del freddo continuò a camminare. Decisamente aveva sopportato ben di peggio durante il suo addestramento…quella neve, nella quale più persone erano morte assiderate, anche completamente vestite, per lui non era niente. Con lo sguardo fisso, continuò il tragitto, anche con il vento che gli apriva minuscoli taglietti sulle braccia nude. Non aveva una meta precisa, solamente voleva trascorrere un po’ di tempo, con l’elemento a lui più simile: il ghiaccio, freddo ed intaccabile come lui.
Arrivato sotto uno dei ghiacciai più grandi presenti in quella landa, si sedette si suoi piedi. Questa volta la neve gli arrivò fino allo stomaco. Il gold saint allora chiuse gli occhi e appoggiando la testa alla gelida parete, restò immobile a farsi ricoprire di neve. Adorava pensare stando così. Inoltre quella era una delle ultime volte che poteva farlo. In non meno di quattro giorni doveva troavrsi ad atene, su convocazione del grande sacerdote. Era preoccupato per questo incontro. Ultimamente il santuario era scosso da strani e orribili eventi, e sulla stessa figura del sacerdote arles, giravano parecchie voci. Non che lui fosse uno da credere a tutto ciò che gli si raccontava, ma in questo caso anche lui nutriva parecchi dubbi in proposito. Il vecchio sion non sembrava più quello di un tempo. Era completamente diverso, ed anche le sue idee erano profondamente cambiate. Era sempre stato un uomo pacifico eppure ora, chiunque esprimesse idee diverse dalle sue, era condannato a morte nel migliore dei casi. Come voleva la sua natura camus era molto riflessivo e al contrario della maggior parte degli altri gold saint, che seguivano ciecamente Arles, lui era molto più critico. Sicuramente al vecchio sion doveva essere successo qualcosa. Con quell’incontro aveva decisamente l’occasione per fare chiarezza alle sue incertezze.
Si rialzò dopo aver finito di pensare,e toltosi la neve di dosso, si rincamminò verso casa. Il freddo iniziava a farsi sentire…infatti nonostante fosse un gold saint, il suo era un comunissimo corpo umano; molto resistente ed allenato, ma pur sempre umano.
Arrivato a casa aprì pigramente la porta. Silenzio. La casa sembrava completamente vuota. Il riscaldamento era chiuso e le luci pure. Entrò, sempre a passi lenti, e preso un asciugamano se lo passo sui lunghi capelli, completamente fradici e poi sulle spalle; infine si diresse verso la credenza per prendere una lattina di coca cola e dopo averla aperta iniziò a sorseggiarla lentamente.
Una voce interruppe il silenzio della stanza, esclamando: “maestro….è già di ritorno??!!” – la voce era di hyoga, il ragazzo che aveva salvato tredici anni prima, un ragazzo molto alto per la sua età, con biondi capelli, costantemente spettinati, e dei meravigliosi, grandi occhi color ghiaccio. Camus l’aveva preso come proprio allievo qualche anno prima, notando la sua grande resistenza e forza. “si…oggi è particolarmente freddo….”
“vuole che le prepari qualco….”
“no!!!” – rispose freddamente il saint, continuando ad assaporare la frizzante bevanda
“…..come vuole…”
“cos’hai fatto questa mattina?”
“eh….ecco….” - farfugliò imbarazzato il giovane ragazzo
“immagino dal tuo tono che anche oggi non hai fatto niente….” – lo rimproverò camus –“come puoi pensare che ti investa a saint, se ogni volta che non ti controllo vai sulla tomba di tua madre trascurando i tuoi allenamenti???!!!” - continuò.
In effetti ogni volta che camus non lo controllava il giovane sentiva ardentemente il desiderio di recarsi sulla tomba della madre. Infatti qualche giorno dopo la sua morte, camus aveva preso il corpo della donna e spaccando il ghiaccio, l’aveva deposta all’interno di una vecchia nave, affondata nelle vicinanze anni prima. Aveva pensato che quella nave sarebbe stata un ottimo sepolcro, dove la bellezza della giovane non si sarebbe deteriorata.
Ora però hyoga desiderava sempre più raggiungerla, per poterla rivedere, nonostante il suo maestro fosse alquanto contrario.
“….maestro…sa quanto desideri rivedere mia madre….ultimamente il bisogno di rivedere il suo volto, si fa sempre più forte nel mio cuore…non riesco a concentrarmi sugli allenamenti….” – si scusò hyoga tenendo i luccicanti occhi bassi e mordicchiandosi il labbro.
Camus lo guardò; forse era stato un po’ troppo duro con lui…ma poi ripensandoci si alzò e senza dire niente se ne andò. Il silenzio di camus alle volte poteva essere peggio di milioni di parole.